Che tenerezza la “cosa rossa” !

La sinistra pura ed intransigente è scesa finalmente in piazza per protestare – ufficialmente – non tanto contro se stessa ed i propri rappresentanti al governo, quanto per ribadire i propri princìpi ideologici e la validità della lotta di classe, nell’epoca del crollo delle ideologie e della globalizzazione.

Una manifestazione, quella di Roma, del tutto prevedibile e un po’ patetica, tesa a nascondere, soprattutto, l’impotenza dei partiti comunisti a gestire il cambiamento traumatico, che ha portato il vecchio e nuovo proletariato dalle barricate, seppure metaforiche, contro il sistema capitalistico ( in nome di un inveterato marxismo – leninismo, da custodire, nei secoli a venire, come una teca sacramentale, anche dopo la caduta verticale dell’Urss), a  collaborare col Potere, in  una maggioranza variegata e folcloristica, dove c’è tutto ed il contrario di tutto e le proprie  limitatissime chance  mettono a rischio di grave perdita, fra l’elettorato più attento, consensi e credibilità.

Il corteo, con cartelli e striscioni dagli slogan per lo più prevedibili, e dichiarazioni dei leader scontate e banali è stato, quindi, una trovata un po’ ingenua per ottenere un po’ di autostima,  nella speranza che l’investitura della massa (tutto sommato poco corposa) dei militanti possa apportare quella forza, mancante in parlamento, per modificare un programma non contrassegnato certamente da un sostegno ai ceti deboli, ma, piuttosto, espressione delle banche, del padronato assistito, dei grandi gruppi  familiari con i loro giornali e gli altri strumenti di condizionamento dell’ unione e di Prodi & C.

Altro che nascita della “Casa Rossa” , altro che rivoluzione, altro che difesa dei più poveri, altro che giustizia sociale.

A vedere la decisa fisionomia dell’esuberante moglie del presidente della camera, intervenuta (manco a dirlo) a titolo personale, ed il simpatico muso da bull-dog dell’ex fascista Pietro Ingrao, si constata come nulla sia cambiato nella società e nella storia e come per i rappresentanti della classe operaia le lancette siano ferme ancora all’orologio del bolscevismo. 

Gli arcaici schemi del comunismo, cosiddetto rifondato, ma, nella sostanza, sempre uguale a se stesso, hanno ormai una funzione anestetizzante e conseguono  un effetto placebo. Servono a rassicurare e confortare i poveri fedeli di una Chiesa distrutta, smarriti ma non rassegnati alla perdita della propria madre e di un’utopia sanguinolenta. 

I temi della lotta al precariato, quelli per un’ informazione libera,  un sostegno sociale per i più disagiati,  i giovani in cerca di occupazione e per quanti, giorno dopo giorno, divengono vittime sacrificali di un Cartello   Bancario, capace soltanto di strangolare i cittadini con   tassi usurai generalizzati, non sono appannanggio dei partiti della sinistra estrema. Sono motivi di profonda insoddisfazione e rabbia per chi abbia a cuore il futuro del paese e delle nuove generazioni.

Il rinnovamento di un sistema sclerotizzato dal punto di vista economico e sociale, il quale ha prodotto finora l’oligarchia di caste piccole e grandi, passa attraverso l’aggregazione dei movimenti che si oppongono a questo governo corporativo e burocratico, liberticida e vampiresco.

Paradossalmente, le scritte inneggianti al ritorno di Berlusconi alla guida del parlamento, vere o fasulle che fossero nell’intento degli organizzatori, sembravano  le più appropriate all’interno del raduno.

 Per evitare il peggio e sperare in un cambiamento realisticamente non resta altro  che rivolgersi a chi, stando al di fuori dell’establishment plutodemagogico, interpreti l’antipolitica nel segno della società civile e delle riforme autenticamente liberali e popolari.    

Per questo la “cosa rossa” fa tenerezza e merita tutta la comprensione possibile.

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